domenica 23 ottobre 2011

La vera storia della Casa Del Popolo di Limite sull'Arno

Vista dll'ex Cinematografo (edificio con orologio in facciata) ed a
destra di essa, l'attuale "Casa del Popolo" (ex Bar "Dopolavoro") 
Limite sull'Arno (Firenze).
Siamo nel periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale, nel cuore del paese, sul lato nord-est di Piazza Vittorio Veneto è presente lo stabile del cinematografo. Osservando dalla piazza la facciata dell'edificio notiamo alla sua sinistra una piccola strada, invece alla sua destra è situato un piccolo lotto di terreno.
Nello stesso periodo risiedeva a Limite sull'Arno il Sig. Francesco Cecchi, il quale decise di acquistare il piccolo appezzamento di terreno ubicato accanto al cinematografo della comunità limitese. Il Sig. Cecchi decise di investire i propri soldi per la costruzione di un "Bar-Luogo di ritrovo" proprio nel lotto da lui acquistato; questo ritrovo diventò così la sede del "Dopolavoro" limitese. Successivamente con l'avvento del Fascismo il cinematografo fu adibito alla funzione di "Casa del Fascio". Questo però non comportò nessun cambiamento al Bar del Sig. Cecchi perchè i due stabili, anche se erano adiacenti, non erano comunicanti e dovevano soddisfare due funzioni completamente diverse. La situazione poi rimase la medesima anche con l'entrata in guerra dell'Italia.
I problemi per questa attività iniziarono a sorgere con la fine del secondo conflitto mondiale. Lo stabile del cinematografo e l'ormai ex "Casa del Fascio" diventò di competenza del ministero italiano, invece il Bar, essendo di gestione privata e non sotto quella fascista rimase di proprietà di Francesco Cecchi.
Con la sconfitta della guerra da parte della Germania e la caduta del Fascismo i partigiani, i comunisti e tutti gli altri aggregati allo schieramento vincitore presero il controllo del territorio liberato. Tali comunisti-partigiani però, finiti ormai tutti gli scontri armati, continuarono ad incutere terrore e violenza in molti luoghi d'Italia, minacciando e anche uccidendo persone che ai loro occhi erano stati compromessi con il regime.
Anche a Limite sull'Arno si verificarono eventi del genere, per esempio proprio verso il Sig. Francesco Cecchi, il quale fu minacciato di violenza verso di lui e la sua famiglia se non avesse consegnato il suo locale a tali persone. All'inizo della vicenda egli prova a resistere però poi inizia a ricevere minacce ancora più pesanti come l'intenzione di incendiare la sua abitazione. Questi atti di violenza si susseguono e addirittura un giorno il titolare del Bar si vede minacciato mentre questi pseudo liberatori puntano le loro armi da fuoco contro le sue tre piccole figlie che quel giorno erano all'interno con il padre.
Al giorno d'oggi in molti sanno che l'attuale Casa del Popolo di Limite sull'Arno era l'ex "Casa del Fascio" e che è diventata come la conosciamo oggi perchè si pensa che sia stata liberata e che sia diventata proprietà delle fazioni più estreme della sinistra italiana; tale considerazione dunque è da dichiarare falsa perchè la vera "Casa del Fascio" fu l'edificio dell'ex cinematografo, ma non certo il Bar del "Dopolavoro" appartenente al Sig. Cecchi, al quale fu ingiustamente tolto un bene di sua legittima appartenenza con metodi illegali e violenti, privi di ogni principio di rispetto, etico e morale.

Zona di Piazza Vittorio Veneto nel periodo antecedente al 1930
(in evidenza la parte nord-est della piazza)

Zona di Piazza Vittorio Veneto Oggi